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Stabilisci le conseguenze di un’azione sbagliata anziché punire

Quando vado a prendere i miei due figli da scuola sono da sola.

La difficoltà più grande la incontro quando arrivo nel cortile di casa e spengo la macchina.

In quel momento accade che Rocco (5 anni) sgattaiola fuori dall’auto e corre qua e là, Emanuela (2 anni) piange dalla stanchezza e freme per essere presa in braccio ed io mi ritrovo carica di borsa e zainetti a richiamare a gran voce Rocco e a cercare di tranquillizzare Emanuela. Inevitabilmente accumulo e trasferisco tensione.

Può essere che in un tragitto di una quindicina di metri  dall’auto al portone vada così tanto in affanno?

Mi sono studiata la situazione e, attraverso la lettura di materiale di sostegno alla genitorialità, mi è venuta un’ideona: coinvolgere Rocco in qualche modo nel mentre si scende dall’auto per indirizzarlo al portone senza indugi.

“Rocco, amore, mi sarebbe di grande aiuto se tu aprissi il portone. Se vieni qui ti do la chiave, ok?”

“Sì mamma, vengo…”

Una volta impugnata la chiave si dirige verso il portone per portare a termine il suo compito.

Sistemato Rocco ho la mente più libera per dedicarmi ad Emanuela che piagnucola. Nel mentre raccolgo borse e borsette e chiudo gli sportelli la intrattengo con il seguente dialogo:

“piccina mia sei stanca?”

“ti”

“vuoi che la mamma venga a prenderti?”

“ti”

“amore bello vieni qui con me. Raggiungiamo Rocco”

Rocco, che nel frattempo dopo innumerevoli tentativi, è riuscito ad aprire il portone urla trionfante: “mamma, ce l’ho fatta! Venite, potete entrare”.

“Ma che bravo ometto, la mamma e la sorellina sono davvero fortunate. Grazie amore, il tuo aiuto è davvero prezioso”.

La maggior parte delle volte ci riesce, altre no. Ad ogni modo il fatto che sia investito di un compito importante lo inorgoglisce. Il suo atteggiamento cambia e a volte, dopo aver aperto il portone mi viene incontro chiedendomi se ho bisogno di aiuto con gli zainetti.

Da un lato gli offro l’opportunità di sentirsi utile e di accrescere la sua autostima, dall’altro mi è di grande aiuto e mi alleggerisce. Due piccioni con una fava!

Non va sempre tutto liscio. Rocco è pur sempre un bambino ed io sono pur sempre una mamma con i suoi umori e con le sue stanchezze.

Qualche giorno fa pioveva e Rocco non ha resistito alla tentazione di fare salti su una pozzanghera. Argh!!! Peppa Pig, prima o poi faremo i conti!

Ho guardato la scena da lontano, non ho parlato sennò avrei perso la voce e tra l’altro non c’era tempo da perdere: pioveva e bisognava mettersi a riparo. Ho preso velocemente la piccolina dalla macchina, mi sono precipitata davanti al portone, sotto la copertura della palazzina. Ho chiesto a Rocco le chiavi del portone ed ho aperto da me.

Rocco si sottraeva alla vista perché era visibilmente bagnato e temeva una mia reazione isterica.

Mentre procedevamo su per le scale, con voce stupita gli ho chiesto cosa fosse successo ai suoi pantaloni bagnati. Lui mi ha risposto che glieli aveva bagnati l’acqua.

Con un tono calmo gli ho detto che, visto che si era bagnato e un bambino non può avere abiti e scarpe bagnati addosso, una volta giunti a casa avrebbe preso calzini e pantaloni asciutti e si sarebbe cambiato.

Sulle prime ha protestato perché quei pantaloni erano i suoi preferiti, poi si è rassegnato. Arrivati a casa ho bloccato qualsiasi azione finché non avvenisse il cambio abiti. Gli indumenti bagnati li abbiamo posti sul termosifone affinché si asciugassero.

Quello che gli ho detto è stato pressappoco questo: “Rocco, oggi che ti sei bagnato ti cambi. Se la prossima volta che piove non ti bagni potrai tenere i pantaloni e i calzini addosso”.

I bambini hanno diritto di compiere errori. Anche quando sappiamo che lasciandoli liberi di versare il latte nella tazza da soli potrebbero far cadere qualche goccina sul tavolo non vanno bloccati. Piuttosto è fondamentale che rimedino asciugando le gocce di latte cadute.

Rocco l’altro giorno ha iniziato a prendere confidenza con il concetto che bagnandosi in una pozzanghera si dovrà cambiare gli indumenti bagnati. Naturalmente glielo ricorderò ogni volta che ci saranno pozzanghere. Per me l’importante è che cominci a sperimentare che un’azione sbagliata produce un effetto. Ponendo rimedio potrà capire da solo quali comportamenti generano buoni risultati e quali no.

Ps. Quel pomeriggio Rocco ha sonnecchiato un pò. Al suo risveglio la prima richiesta è stata quella di indossare i pantaloni che nel frattempo si erano asciugati. Peppa pig ora possiamo fare pace.

 

 

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3 Commenti

  • Manuela

    Miticaaaaa

    26 Marzo 2018 at 12:29 Reply
  • Manuela

    Miticaaaaa!! Leggendoti mi rendo conto che a volte basterebbe così poco…un po’più di pazienza, di intelligenza e molti problemi sarebbero alleviati! I nostri bambini sono di più di quello che lo stress e la stanchezza a volte ci fanno vedere. Grazie Magda per questi continui spunti di.riflessione. Ps: Peppa PIg in ogni caso non ci rende la vita facile

    26 Marzo 2018 at 12:33 Reply
    • Magda Braia

      E’ proprio così Manuela! A volte possiamo evitarci quegli interventi a gamba tesa che fanno male a noi e a loro.
      Sono contenta di ricevere i tuoi feedback! Ps. Sì, Peppa pig non ci rende la vita facile

      28 Marzo 2018 at 16:07 Reply

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