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Il parto della mia donnina cazzuta

L’esperienza del primo parto mi aveva lasciato l’amaro in bocca. (Vedi articolo relativo al primo parto)

Mi ero sentita intrappolata, come se fossi stata in una stanza buia, senza aria, compressa contro il muro, in cerca di una via di uscita. Il ricordo di quel patimento era opprimente, non ero riuscita a riprendermi nonostante fossero passati quasi tre anni.

C’è chi sostiene che quando ti adagiano il bambino sul grembo, subito dopo il parto, dimentichi tutto. Forse per qualcuno è stato così. Per me no.

Avevo paura di rivivere pressappoco le stesse difficoltà per la seconda volta.

Mi veniva da piangere dalla paura.

Desideravo che la seconda esperienza non fosse da cancellare. Volevo ricordarmene con soddisfazione, fierezza, gioia immensa.

Volevo riscattarmi.

Volevo uscirne vittoriosa.

Avevo bisogno di una preparazione mentale a dovere. Così decido di chiedere aiuto a Federica, la mia counselor fidata.

Con l’ausilio del libro il parto senza dolore portiamo a termine il programma che desideravo.

Maturo queste tre consapevolezze:

  1. per quanto potesse essere lungo e tempestoso il nuovo parto, prima o poi sarebbe finito
  2. sebbene potesse attraversarmi il pensiero di morire sapevo, per esperienza, che non sarei morta
  3. dritta o storta ce l’avevo fatta al primo e potevo farcela anche al secondo

Sono a 38+0. Le contrazioni nelle 4 settimane precedenti mi attraversavano ogni sera, permanevano per un paio d’ore e poi si dileguavano.

Quel giorno, ai primi spasmi sono certa si risolvesse tutto come nelle sere precedenti: qualche ora di contrazione e stop. Penso: passassero presto, devo mettere a dormire Rocco, ho bisogno di riposo.

Sono sola in casa, mio marito è fuori per lavoro.

Con difficoltà, tra una contrazione e l’altra, faccio addormentare Rocco e provo a distendermi ma le contrazioni non mi abbandonano. Decido di sistemare casa.

Le contrazioni sono sempre più fastidiose. Per quanto si intervallassero ogni 10 minuti sono costanti e dolorose.

Intera notte di contrazioni. Non riesco a dormire. L’indomani mattina vado in ospedale con mio marito. Monitoriamo la situazione.

E’ il 25 Aprile, il personale scarseggia.

Tracciato.

Visita.

Esito: 3 centimetri di dilatazione. “Signora, è cominciato il travaglio attivo, la ricoveriamo”.

La dilatazione si è innestata, mi rassereno e mi lascio andare ai sussulti del mio corpo.

Avevo bisogno di sapere che il collo dell’utero si fosse aperto. Ho ingranato.

Il tempo trascorso dalla visita alla fase espulsiva è stato di poco più di mezzora.

In quell’intervallo di tempo ad ogni respiro buttavo fuori l’aria e, parallelamente, immaginavo di far scendere la mia piccina sempre più giù, nel canale del parto.

I miei gemiti aumentano di frequenza e di volume. L’ostetrica si accerta. “Vieni un pò qua, facciamo una visitina”.

Mi conduce in sala parto. Riscontra che la bambina stava uscendo. Capito? Emanuela stava per venire alla luce!

Non c’è nessuno in sala parto oltre me, mio marito e lei. Manca il ginecologo, la puericultrice, l’infermiera e l’OSS.

Panico suo. Panico mio!

L’ostetrica suona campanelli, urla a gran voce i nomi dei colleghi. Dal suo tono di voce alterato traspaiono tensione, agitazione e urgenza. Una bambina determinata sta per nascere, correte!

Personale quasi al completo, io mi apro come una rosa, Emanuela sboccia ed entra in scena con un acuto degno di una cantante soprano lirica.

Benvenuta al mondo donnina cazzuta, piacere di conoscerti sono la tua mamma, quello che ti segue è il tuo papà e a breve conoscerai il tuo fratello maggiore Rocco.

Mi sento orgogliosa.

Mi sento potente.

Mi sento invincibile.

L’adrenalina neurotrasmette vittoria ad ogni cellula del mio corpo.

All’alba vinceròòòòòòòòòòò! Vinceròòòòòò, Vinceròòòòòò, Vin-ce-ròòòòòò!!!!

Mi sento grata. Gesù con il miracolo della vita si è superato. Penso che non ci siano parole, gesti o opere per ringraziarlo abbastanza.

A prescindere se il tuo parto è stato facile, sofferto, veloce, lungo, naturale, cesareo, con epidurale o senza… sentiti grata!

Sei stata scelta per essere la protagonista di un miracolo.

E dopo il mio momento di gloria è seguito un momento molto complicato perché ho dovuto spiegare alla mia donnina cazzuta chi cavolo avesse acceso la luce, amplificato i rumori, aumentato e abbassato la temperatura e accentuato le percezioni.

Sono seguiti mesi amari.

 

 

 

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